Caro amico…Stimatissimo professore. Commento al carteggio tra Freud e Ferenczi.
Maria Grazia Antinori
Il primo volume del carteggio pubblicato nel 1993 da Cortina comprende le prme delle 1200 lettere scritte tra il 1908 e il 1914, che Freud e Ferenczi si scambiarono quasi giornalmente, fino alla morte di Ferenczi nel 1933.
Il percorso per giungere a questa pubblicazione che ha coinvolto, tra gli altri, Michael Balint, allievo di Ferenczi, Gizella Ferenczi e Anna Freud, è lungo e tormentato.
Ferenczi, medico ebreo di Budapest, rappresenta una figura discussa ma importante tra i primi analisti.
Allievo di Freud, fu analista creativo ed originale, autore di importanti opere. Secondo Green, egli può essere considerato uno dei fondatori della moderna psicoanalisi, oltre che un clinico dotato di una sottile e moderna percezione delle interazioni di transfert e di controtransfert.
L’epistolario permette di apprezzare come profondamente si interseca la vita privata dei protagonisti con lo sviluppo delle idee e la storia della società psicoanalitica, la formazione degli analisti, ecc.
Tra tutti i possibili piani di lettura, un possibile filo conduttore è la vicenda dell’amicizia tra Freud e Ferenczi che, pur nella loro grandezza scientifica, vivono esperienze, conflitti, difficoltà, passioni simili a quelle dei loro stessi pazienti.
Per Ferenczi lo scambio di lettere sembra avere oltre ad una funzione professionale, anche una funzione autoanalitica così come , non molti anni prima, era avvenuto per Freud con Fliess.
Si ha l’impressione che progressivamente l’autoanalisi di Ferenczi sembra volersi trasformare, proprio nello scambio di lettere con Freud, in una sorte di autoanalisi.
Anche se espresse con modalità diverse, lo scambio emotivo ed affettivo, la stima reciproca, sono evidenti: in diverse occasioni Freud svilupperà nei suoi scritti intuizioni, idee di Ferenczi, il quale dal canto suo, avrà un ruolo di primo piano nella nascente società psicoanalitica.
Le lettere di Ferenczi sono un continuo intrecciarsi di eventi personali, fantasie, riflessioni teoriche, intuizioni psicoanalitiche che Freud apprezza e valorizza.
Freud al contrario, scrive quasi esclusivamente su temi professionali evitando confidenze personali.
A prescindere da divergenze stilistice, sono comuni ai due protagonisti la grande curiosità e coragggio intellettuali: tutto è possibile, verificabile, indagabile, niente è scontato neppure ad esempio, gli esperimenti sulla telapatia e la trasmissione del pensiero.
Scorrendo la corrispondenza si ha l’impressione che questa amicizia sia segnata da alcuni viaggi che rappresentano dei momenti particolarmente significativi.
Il primo viaggio a cui partecipa anche Jung nel 1909, ha come meta l’America. Nonostante la meticolosa preparazione, il soggiorno non risulta sul piano personale, piacevole come nelle aspettative.
Un secondo viaggio importate è quello che Freud e Ferenczi fanno da soli in Italia, a Palermo.
Viene esclusa in questo caso, la presenza di un terzo compagno che secondo Ferenczi avrebbe negativamente inflluenzato il viaggio americano, ma le cose non migliiorano.
Ferenczi si chiude in sè, in un mutiscmo esasperante ed esasperato ed assume un atteggiamento molto passivo e dipendente. Freud lo lascia fare.
E’ significativa la sequenza delle lettere al ritorno dall’Italia, di franca ed appassionata autoanalisi di Ferenczi e di pacata ma altrettanto affetuosa, risposta di Freud.
Scrive Ferenczi “Quello che mi ha inibito e reso taciturno, facendomi allo stesso tempo apparire un po’ tonto è la stessa cosa di cui Lei si lamenta. Io desidero stabilire con Lei un rapporto alla pari, personale, franco, allegro e mi sono sentito -forse ingiustamente- ricacciato nel ruolo infantile. Può darsi, è vero, che mi sia fatto un’idea esagereta del cameratismo possibile fra due persone che si dicono reciprocamente la verità, senza alcuna indulgenza, sacrificando ogni riguardo” (170 , Fer)
La vicenda, il potersi frequentare, possibilità molto desiderata da entrambi, non facilita ma complica il rapporto acuendo il desiderio di Ferenczi che Freud si confidi con lui come persona, amico alla pari, cosa che Freud non vuole o non può fare.
Ci si può chiedere quali fossero i semtimenti ed il coinvolgimento di Freud, ne scive lui stesso ricordando il suo tormentato rapporto di amicizia con Fliess: “Lei non ha solo notato ma anche capito chei non sento più alcun bisogno di aprirmi completamente con gli altri, e ne ha correttamente individuato l’origine traumatica..aggiungo inoltre il fatto che il più delle volte non stavo bene…e su questo punto che avrei dovuto comunicare e essere sincero, ma Lei non mi sembra abbastanza forte da non cadere in preda ad eccessive preoccupazioni” (171,F)
Il viaggio in Sicilia influenza profondamente il rapporto tra i due, un cambio del tono e nel contenuto delle lettere, è piuttosto evidente.
Dal 1911 diminuisce anche la quantità della corrispondenza e, soprattutto Ferenczi adotta un nuovo stile di scrittura molto più asciutto e sintetico, limitandosi a temi professionali.
Da queste lettere nonostante il controllo e la censura volontaria, traspare una grande malinconia che Freud nota ed evidenza con tatto.
Quando Freud mette al corrente Ferenczi del suo avvenuto viaggio a Manaco, dove incontra diversi personaggi tra cui Jung, glielo riferisce come un viaggio che lo ha ringiovanito ed entusiasmato.
Ferenczi si congratura con lui ma, contemporaneamente, si rammarica che il suo viaggio in Italia non sia stato altrettanto piacevole.
Nell’arco di poco tempo, Freud coglie un’occasione invitando Ferenczi a trascorrere qualche giorno di vacanza insieme.
Ferenczi scive “Di tanto in tanto bisogna intramezzare al rapporto epistolare quello personale, altrimenti si perde fin troppo facilmente il contatto con la realtà e non si è più in rapporto con la persona reale , ma con qualcuno che si plasma a proprio piacimento nella fantasia” (192, Fer)
Lo stile dell’epistolario muta di nuovo nel periodo tra la fine del 1911 e l’inizio del 1912, si vicacizza e si intensifica lo scambio emotivo. Progressivamente Ferenczi abbandona il tono dimesso e le lettere si fanno più frequenti.
E’ il periodo in cui Freud lavora a “Totem e tabù” e si delinea la crisi con Jung, rispetto alla quale anche Ferenczi avrà un ruolo importante.
Ferenczi forse anche incoraggiato dalla conferma di alcune sue intuizioni su Jung, giunge ad inviare a Freud una lettera in cui si definisce figlio, scrive:
“Caro Professore, certo avrà notato che, da tempo, le mie lettere son più rare e meno ricche di contenuto di un tempo..A quanto pare, volevo compiere uno spaventoso atto di violenza. Insoddisfatto di entrambi i genitori, volevo rendermi indipendente! Ho osservato che intrpretava il mio affetto per Lei come transfert e ..non voleva dargli troppi appigli a questo transfert..in relazione a questa impressione ho deciso di rendermi indipendente” (252, Fer).
Freud gli risponde con una lettera affettuosa ed ironica, lo chiama figlio e lo saluta paternamente:
“Caro figlio..naturalmente conosco i Suoi “disturbi complessuali” e sono pronto ad ammettere che preferirei un amico autonomo ma poichè la cosa presenta tante difficoltà per Lei, ciò vuol dire che devo accettarLa come figlio. Non occorreva che la Sua lotta di liberazione avvenisse in una simile alternanza di sottomizzione e rivolta…L’essere umano non deve volere sdradicare i suoi complessi, ma mettersi n sintonia con essi, che sono le guide autorevoli del suo comportamento nel mondo. D’altra parte, dal punto di vista scientifico, lei ha le migliori prospettive di rendersi autonomo..”
La risposta di Freud raggiunge, almeno apparentemente, lo scopo di rdimensionare le richieste di dipendenza di Ferenczi.
A poca distanza di tempo, Ferenczi prende una decisione che influenzerà profondamente la sua vicenda umana oltre che il suo rapporto con Freud: egli accetta come paziente una giovane donna, Elma, che ha la particolarità di essere la figlia di Gizelle, sua attuale compagna.
Ferenczi comunica questa sua intenzione a Freud, il quale esprime apertamente i suoi dubbi sul buon esito della terapia.
I fatti gli daranno ragione: Ferenczi innamoratosi di Elma interrompe l’analisi e chiede a Freud, quasi glielo impone, di proseguire lui il trattamento della ragazza.
Pur esrprimendo molte riserve, Freud nel 1912, analizza, per pochi mesi , Elma.
Nonostante l’intervento di Freud, non si placano il tormento e i dubbi di Ferenczi. Egli si rimprovera di non aver considerato con la dovuta attenzione la psiologia di Elma: in particolare pensa di aver commesso quelli che lui stesso definisce “errori terapeutici” tra i quali il principale è stato quello di intepretare come affetto , amore autentico, i sentimenti della giovane determinati piuttosto dal legame di trasfert. Ferenczi con l’intento di ripaare, sottopone Elma , che era già stata analizzata sia da lui che da Freud, ad una terza nuova analisi.
Questo ulteriore trattamento determina l’allontanamento, momentaneo, di Ferenczi sia da Elma che da Gizella.
Al culmine di questo periodo di crisi e conflitto, Ferenczi chiede a Freud di prenderlo come paziente. La sequenza di questi avvenimenti può far supporre che in Ferenczi si stesse lentamente e contradittoriamente maturando, proprio attraverso l’intricata storia con elma, Gizelle e Freud, il desiderio, il bisogno di un’analisi personale.
Forse questa motivazione ha contribuito a far si che Ferenczi chiedesse a Freud di analizzare Elma: come se il trattamento della ragazza anticipasse o forse inizialmente sostituisse, l’analisi personale di Ferenczi.
Del resto nel periodo tra il ’12 ed il ’13, Freud aveva da poco iniziato a pubblicare scritti sulla tecnica psicoanalitica e, sopratttto , era upinione diffusa che l’autoanalisi insieme allo studio degli scritti di Freud, fosse già una formazione sufficiente per gli analisti.
A tale proposito scrive Ferenczi:
“Per me, personalmente, quest’anno di prove non è trascorso senza benefici duraturi; ho imparato quanto poco si sia in grado di utilizzare su è stessi le conoscenze teoriche dei processi psichici oltre che le esperienze pratiche con terzi se non ci si sottopone a un’analisi altrettanto metodica” (305,Fer).”
Freud esprime diversi dubbi nell’accettare Ferenczi come paziente :”Lei scrive sempre meglio e ha le più belle ispirazioni. Se potesse esserle utile, tutto il resto passerebbe in secondo piano. Ma io so che quattro o sei settimane di analisi sarebbero davvero insufficienti. Bisogna considerare anche un altro elemento: la mia scarsa propenzione a esporre al pericolo dell’estraniazione personale, implicita nell’analisi, uno dei collaboratori più indispensabili” (392,F )
Scrive Ferenczi: “ E’ stato Lei, nella Sua autoanalisi, a scoprire le verità che trovano conferme quotidiane nella nostra pratica.Se lei ha vuto la forza di superare dentro i sè senza guida alcune (per la prima volta nella storia dell’umanità) le resistenze che l’intero genere umano oppone ai risultati analitici, noi dobbiamo condifare che Lei abbia la forza di risolvere anche i sintomi di seondaria importanza. i fatti ne daranno conferma. Ma quel che vale per Lei, non vale per noi..” (362, Fer)
La corrispondenza del 1914 è sempre più rara e formale e tratta quasi esclusivamente, di questioni professionali, in particolare la vicenda della difficile separazione di Freud da Jung.
L’epistolario si conclude con la lettera di Freud dove egli commenta brevemente l’assassino di Saraievo che segnerà l’inizio della prima guerra mondiale.
Convegno “La vita dello sicoanalista”Nemi,
Antinori Maria Grazia
P.zza Armenia 9 Roma
Cell 334 338 58 35