I test psicologici, loro uso e funzione

Maria Grazia Antinori, Barbara Puglia
I test psicologici e quelli per gioco
Il test è lo strumento dello psicologo, può essere utilizzato in ambiti che spaziano da quello clinico, alla selezione del personale a quello giuridico. Esistono molti tipi di test, di livello per la misurazione dell’intelligenza, di personalità, di valutazione di particolari tratti patologici.
I test per gran parte delle persone, nonostante la vastissima bibliografia sono uno strumento misconosciuto di cui sono ignorate la complessa struttura statistica, la funzione ed utilità. Sfogliando per esempio i settimanali ci si imbatte facilmente nei cosidetti “test”, spesso questionari a scelta multipla, per evidenziare qualche aspetto, dal potere seduttivo, al carattere, all’umore. Il “test” consiste in qualche domanda generica o nei migliori dei casi, ironica a cui viene associato un punteggio che permette al lettore di collocarsi in due o tre gruppi definiti da un breve e sommario commento.
Questi test sono in realtà dei giochi divertenti ma è improprio definirli con lo stesso termine utilizzato per i reattivi convalidati ed utilizzati in ambito clinico.
E’ comunque interessante riflettere sulle motivazioni che inducono molte persone a sottoporsi a questa sorta di rito collettivo. Ha sicuramente un ruolo significativo il desiderio di valutare una propria caratteristica che magari sottende un’insicurezza, un disagio personale, cercando in un anonimo foglio stampato una magia senza mago, un “fai da te” della psiche. Il signor Rossi di turno, in un rito solitario, traccia delle crocette cercando di conoscere se stesso ma senza assumersene la responsabilità, quasi come l’oroscopo generico.
I test scientifici
I test utilizzati dallo psicologo clinico, somministrati individualmente, presuppongono invece il rapporto interpersonale, un contesto preciso, una motivazione siamo quindi molto lontani dall’uso solitario dei test “usa e getta”.
Il test, il reattivo utilizzato a pieno titolo nell’ambito della psicologia scientifica, si basa su precise complesse ed estese valutazioni quantitative e qualitative, su una teoria “forte” di riferimento, su norme di applicazione e somministrazione, elementi questi alla base delle attendibilità e validità dello strumento.
La nascita dei test
Per comprendere la funzione dei test è necessario collocarli storicamente, si hanno le prime applicazioni alla fine dell’800, inizio ‘900, si trattava soprattutto di misurazioni dell’intelligenza, dell’abilità mentale (Galton, Stanford, Binet). Durante la seconda guerra mondiale si assiste ad un grande sviluppo dei test psicologici per la necessità di selezionare velocemente un grande numero di ufficiali e di soldati.
L’associazione dei test alla selezione dei militari ha contribuito a destare in tempo di pace diffidenza ed attacco aperto ai test che vengono contestati da molti per il sospetto di un uso classificatorio e socialmente discriminante. Con il progredire delle conoscenze sia nel campo della psicologia che delle psicoterapie, si è sostanzialmente ridimensionata la funzione classificatoria e selettiva a favore dell’uso diagnostico-clinico in cui il reattivo è affiancato ad altri strumenti quali l’anamnesi, il colloquio e in cui il test serve a valutare la personalità nel suo insieme con l’obiettivo di cogliere e di sottolineare soprattutto i punti di forza e di sviluppo oltre ad eventuali aree di sofferenza o patologiche.
La relazione psicologo-paziente
Si considera oggi importante oltre ai risultati quantitativi, statistici, o alle risposte agli stimoli la relazione somministratore, soggetto. Lo psicoanalista Schafer propone un’interessante disamina delle possibili dinamiche interpersonali relativi al test di Rorschach, valide comunque per ogni test somministrato singolarmente egli descrive nelle dinamiche transferali e controtrannsferali alcune “costanti” nel ruolo dell’esaminatore a cui corrispondono, nell’esaminato, “costanti” complementari.
Schafer individua per esempio, la costante “voyeristica” per la quale il somministratore curiosa nell’intimo di molti individui; la costante “autocratica” in cui domina l’altro in maniera onnipotente; quella “oracolante” nella quale penetra i significati nascosti predicendo l’evolversi della situazione a partire dai sogni.
E’ interessante notare come il nostro signor Rossi che abbiamo lasciato a completare un test fai da te, spesso desidera trovare nei test proprio la soddisfazione di quegli aspetti sottolineati da Schafer: curiosare, dominare o predire spetti della propria personalità. Il signor Rossi in fondo cerca un aiuto, anche se anonimo e superficiale, diventando un fruitore passivo dell’ennesimo prodotto di consumo.
Come Schafer ha puntualmente sottolineato, anche lo psicologo deve essere accorto nel riconoscere le tematiche inconsce attivate proprio dalle caratteristiche della somministrazione. La complessità della relazione richiede molta sensibilità ed attenzione da parte del testista che, come qualsiasi clinico, deve riconoscere le valenze inconsce del suo interlocutore ed essere in contatto con le proprie per utilizzarle nel suo lavoro.
Maria Grazia Antinori
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Barbara Puglia
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Bibliografia
R. Schafer L’interpretazione psicoanalitica del Rorschach. Boringhieri,1978
F. Del Corno, M. Lang. La diagnosi testologica. Franco Angeli,1989