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L’analista cuoco di parole

l'analista cuoco

L’analista cuoco di parole

L’analista o lo psicoterapeuta ad indirizzo psicodinamico potrebbero essere accostati alla figura del bravo cuoco  che deve offrire del buon cibo analitico al suo paziente, nutrimento confezionato secondo i bisogni speciali di ogni persona.  Lo chef per accontentare il suo cliente gli deve offrire del  cibo autentico, non si può sfamare qualcuno solo parlando degli ingredienti, così anche il terapeuta deve proporre dell’autentico cibo affettivo nel piatto della relazione. Questo concretezza affettiva è essenziale soprattutto per quelle persone che hanno sofferto di importanti carenze nell’accudimento e che  per quegli  adulti  che non sono in grado di comprendere e distinguere chiaramente i propri bisogni.   Sono persone che   non sanno  riconoscere la sensazione della fame e non hanno gli strumenti mentali per risolvere le necessità incombenti. Il compito del terapeuta è quello di offrire del cibo per lo sviluppo della mente, espletando tutte le funzioni di ascolto, accoglienza, risposta coerente e ricordo che sono mancate alle persone deprivate nelle prime fasi della loro crescita.

Il cuoco-analista che segue le ricette o il senso della cucina

Secondo lo psicanalista Antonino Ferro, vi sono due modi di essere analisti che possono essere confrontate con i cuochi: ci sono quelli che seguono attentamente le ricette e altri che invece sono fedeli al senso della cucina, ai principi, ma non sempre  alle ricette stesse e quindi alle regole.

L’atteggiamento che privilegia i principi piuttosto che le regole, rende ogni incontro terapeutico unico ed irripetibile: il paziente e il terapeuta, insieme, formano un campo, condividono un’esperienza, in cui accadano eventi nuovi per entrambi anche se ovviamente i ruoli sono asimmetrici in quanto il compito e responsabilità del terapeuta è quello di sostenere ed aiutare il paziente a stare meglio.

Tutto quello che il paziente dice, il racconto, il contenuto manifesto, è significativo ed importante, ma va comunque riportato alla relazione, ossia al qui ed ora dell’incontro analitico, è il campo che rende significativo il contenuto.

Il paziente esperto del suo problema

Il terapeuta che segue la ricetta o una specifica teoria o aspettativa, rischia di diventare riduttivo e troppo difeso e, soprattutto, potrebbe non essere in grado di accogliere gli insegnamenti del suo più importante maestro che è poi il paziente stesso, il vero esperto del suo problema.

E’ per questo che è essenziale che l’analista ascolti il paziente con particolare attenzione alla risposta ad ogni intervento terapeutico è il paziente stesso, se adeguatamente valorizzato, ad indicare continuamente come è necessario parlargli per raggiungerlo.

Il racconto come sogno

La seduta di analisi quando è creativa, diventa una sorta di sogno comune, al punto che il paziente potrebbe iniziare ogni comunicazione con la premessa: “ho fatto un sogno in cui…” a cui segue il racconto che può riguardare un qualsiasi aspetto della sua vita, anche molto concreto e reale come una malattia, un sintomo, un problema relazionale, di lavoro o d’amore, contenuti che pur accolti e valutati, sono comunque letti ed interpretati nel campo analitico.

La psicoterapia psicodinamica, la psicoanalisi, in questa ottica, non guardano solo al passato, alla storia, ai traumi, ma piuttosto puntano l’attenzione al presente, al futuro, ossia agli aspetti nuovi che si potranno sviluppare, e soprattutto tendono a rafforzare e spesso a creare, nuovi strumenti per pensare, per riconoscere e contenere le emozioni che se eccessive e non elaborate, sono misconosciute, proiettate, negate e possono facilmente trasformarsi in sintomi che disturbano profondamente la persona che ne soffre.

Ferro riprendendo Ogden, afferma che il lavoro dello psicoanalista consiste nel sognare, cioè nel trasformare le percezioni sensoriali che continuamente investono ognuno di noi in ogni momento della vita, in immagini dette pittogrammi, che permettono di elaborare e di contenere i vissuti emotivi: “Ne deriva che anche l’analisi ha come fine di sviluppare nel paziente la capacità di “generare immagini” di creare sogni da quelle forme di pensiero concreto che sono i sintomi” (Ferro, Civitarese, 2015).

Bibliofrafia

Ferro A. Le viscere della mente. Raffaello Cortina Editore, 2014

Ferro A. Tecnica e creatività. Raffaello Cortina Editore, 2006

Ferro A. Evitare le emozioni, vivere le emozioni. Raffaello Cortina Editore, 2007

Ferro A. G. Civitarese Il campo analitico e le sue trasformazioni. Raffaello Cortina Editore, 2015

Dott.ssa Maria Grazia Antinori Psicoterapeuta

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